Cori


Voci di Donne e Coro di Voci Singolari

Il coro Voci di Donne nasce nel febbraio 2012 dentro il cuore pulsante di quel laboratorio sociale che è il Parco Trotter di Milano, crocevia di genti e iniziative sociali e culturali.
L’avvio di questa avventura risale al progetto “Macramè” realizzato da Associazione Al Qafila e successivamente accolto tra le iniziative coordinate dall’Associazione Amici del Parco Trotter.

Il coro nasce per promuovere il dialogo interculturale a partire dalle donne tutte, e vive dell’idea di creare una comunicazione che vada oltre la parola e la lingua, come espressione condivisa al di là delle differenze culturali.
Nel percorso si fondono elementi differenti propri del canto, dell’improvvisazione, della comunicazione, del ritmo, dell’ascolto, del gioco e del teatro in una dimensione interculturale, intergenerazionale e femminile.
Già di per sé, il canto corale ha delle caratteristiche proprie che riguardano una continua ricerca collettiva per armonizzare e fondere insieme le voci di ognuno fino a creare una nuova sonorità: non è la semplice somma delle singole voci ma il prodotto di un processo di ascolto e aggiustamento continui che permettono la magia del cosiddetto canto d’insieme. Lo strumento del canto corale ha quindi intrinsecamente un valore di “uguaglianza” di appartenenza ad un insieme in cui si è tutti uguali e dove è necessaria una grande capacità di ascolto; la finalità comune è quella di una voce collettiva piacevole ed emozionante.

Il repertorio, che è solo il punto di arrivo ed esito di un training vocale, riguarda una elaborazione di brani popolari provenienti da varie parti del mondo (Italia, Balcani, Europa del Sud, Latino America, Oceania etc)
Durante il coro è stata utilizzata una metodologia che stimola le varie partecipanti, in particolare le donne migranti, a proporre al coro delle melodie del loro paese di provenienza: ognuna apprende così linguaggi e musiche differenti dalle proprie sperimentando la difficoltà di una lingua a volte molto diversa dalla propria. Questo rappresenta un ulteriore veicolo per favorire una relazione paritaria tra le partecipanti: il coro diventa così un laboratorio di confronto e sperimentazione in cui tutte le partecipanti si mettono in gioco per creare un linguaggio comune basato sullo scambio e la contaminazione.
Al coro partecipano persone dai 17 ai 70 anni, e la stretta vicinanza con le strutture del Parco Trotter rende l’iniziativa autenticamente accessibile a tutte e intrinsecamente legata a un’idea di condivisione e accoglienza.
L’ensemble è molto cresciuto negli ultimi anni e viene frequentemente invitato ad esibirsi all’interno di manifestazioni ed eventi sociali, musicali, teatrali.

Il Coro di Voci Singolari nasce dal mio incontro con il Dipartimento di Salute Mentale dell’A.S.S.T. Santi Paolo e Carlo in collaborazione con l’Associazione Ambulatorio d’Arte Van-Ghè che organizza percorsi di riabilitazione attraverso la pratica artistica.
E’ un gruppo aperto alla cittadinanza e gratuito articolato in un incontro settimanale.

Il metodo, accogliente e dolce nel rispetto delle potenzialità di ognuno, svela lo strumento musicale istintivo e imprescindibile che tutti hanno: la voce.
E senza mediazioni permette di esplorare il mondo interiore di ognuno ed entrare in profondità per dirigere il proprio corpo.
Il canto richiede quindi anche controllo ed equilibrio. Libertà e controllo: una richiesta paradossale per chi è affetto da una malattia mentale, ma proprio in questo paradosso si gioca l’effetto riabilitativo.

Il percorso che propongo a tutti i gruppi con cui mi capita di lavorare ha come principale cardine il mio desiderio di trasmettere il piacere e la forza dell’ensemble.
Ogni volta chiedo ai partecipanti di formare un cerchio, di cui anch’io faccio parte.
E da quella posizione, del tutto speciale, partiamo insieme per un itinerario che contempla diversi paesaggi in cui respirare un canto comune, unico e irripetibile perché parzialmente basato sull’improvvisazione.

Muovendo i primi passi di questo percorso adoperiamo alcuni elementi che stanno a cavallo tra teatro e musica per innalzare la nostra soglia di ascolto (la prima qualità del musicista è proprio la capacità di ascolto), rendere più viva la nostra presenza e atterrare su un piano in cui riuscire a ‘dire’ non solo con il contenuto testuale che esce dalla nostra bocca, ma con l’intenzione che sprizza da noi stessi in mille modi diversi, con il linguaggio del corpo o un semplice tono o inflessione della voce e si comunica all’esterno e agli altri.
Una volta partiti, molta energia comincia a circolare attraverso il cerchio.

Diversi piani di lavoro si intersecano.
Quello relativo al suono e al respiro: siamo uno strumento a fiato e disponiamo di molti risuonatori possibili, la pratica sempre ci rivela a noi stessi!
Quello fondamentale del ritmo, che è la pulsazione cardiaca di ogni forma espressiva, è la tensione strutturale di qualsiasi musica, persino quando non c’è un beat regolare.
Quello melodico, che disegna linee attraverso cui il canto si libra: linee tenui o marcate, semplici o ornate, curve, spezzate, intermittenti, scale che salgono o che scendono, o forse addirittura tonfi; il tutto reso possibile dal silenzio, la nostra pagina bianca.
Quello armonico, in cui la sovrapposizione di più elementi ritmici e melodici dà luogo ad una struttura più complessa: siamo gli architetti visionari di un edificio sonoro, armonizziamo e assembliamo a nostro piacimento parti diverse che si compongono fra loro.

Il mio percorso mi ha messo a contatto con linguaggi musicali molto diversi, dalla classica all’underground, passando per il folk: e ciascun mondo musicale ai miei occhi assume dignità e valore nel momento stesso in cui veicola messaggi, visioni, emozione.
L’esito di questo training sta anche nell’affrontare un repertorio, perlopiù a cappella.
Canti di provenienza diversa che esprimano sound differenti in ogni senso possibile, con particolare riguardo alle differenti culture.
Il canto così arricchito dagli esercizi precedenti permetterà a tutti di esserci, con la propria identità timbrica, vivendo il potere evocativo della musica.